Gremisco le urna di voti vermigli
scruto le schede e i vostri nomi acclamo
d’assoluta vittoria, seviziati;
soffio nel vostro sangue disseccato
la mia rabbia di complice del lungo
silenzio che schiacciò la vostra voce;
risorgete, vi dico, e con le corde
d’impiccati tessete flagellanti
gridi a scacciare i mercanti del tempio;
governate dall’alto della vostra
morte, che vi trebbiò per canti in aie
ora deserte, sugli ultimi giorni
a noi concessi per farne covoni,
e sotto la stadera che soppesa
la nostra fame di secco frumento
incidete: Fu vana la nostra morte?
Dirà pazzia il saggio filisteo
e malate visioni d’esiliato
questo invocare i morti per aprire
le porte ai vivi d’esclusi giardini;
saggezza ormai la sua bava ha strisciato
anche sui vostri sepolcri, fratelli.
Ma basta con lo sconcio: risorgete.
Se posso il vostro ritorno affrettare
d’un soffio quanto la cruna d’un ago,
alla chiamata introduco nell’urna
l’anima mia e voto Resistenza.
Da: Sulla decima sillaba l’accento