Andrea Bergonier era un giovanissimo prete che lavorava nel porto di Marsiglia. Un giorno del febbraio 1966, mentre scaricava delle casse, ebbe il cranio fracassato. La notizia della sua morte si confuse fra quelle che quotidianamente i giornali ci danno di lavoratori morti per incidenti di lavoro. Una notizia come tante altre alle quali, ormai, la nostra buona coscienza ha fato il callo. Ricordandoti, fratello nostro Andrea, vogliamo
ricordare tutti i lavoratori che perdono la vita mentre stanno guadagnando il pane per la loro famiglia; vogliamo ricordare i preti operai che ci hanno dato una testimonianza che non potrà essere cancellata; vogliamo ricordare a noi stessi, spesse volte piccoli borghesi in cerca di commozione sulla pelle altrui, che « essere come loro » comporta semplicemente « essere come loro ». Grazie, fratello Andrea, per avercelo insegnato con la tua morte. Te lo diciamo con la stessa voce e gli stessi sentimenti dei tuoi compagni di lavoro.
Tu sei morto stamattina
nella stiva, caricando
delle casse su una nave.
I compagni di lavoro
t’hanno preso fra le braccia
con il cranio fracassato.
Han gridato senza lacrime:
Bergonier Andrea, prete!
Ripeterono il tuo nome
lungo il porto e nelle strade
le sirene e i fumaioli
le campane ed i gabbiani
e sull’onde incatramate
corse il grido senza fine:
il fratello è stato ucciso, Bergonier
Andrea, prete!
Il Maestro aveva detto
che i violenti sanno prendere
con la forza il regno eterno.
Sulla croce Pietro e Andrea
e frumento secco Ignazio
e Cecilia dolce e casta;
e fra mille e mille e mille
Bergonier Andrea, prete!
La violenza oggi è stoltezza
e sapienza l’accettare
questo mondo che si sazia
della carne del fratello nel
Viet-Nam e a San Domingo, in
Rhodesia e nell’Angola.
Tu fratello « No! » dicesti,
Bergonier Andrea, prete!
Diventasti come loro,
fato simile al Maestro
che dall’alto aveva detto:
tutto a me trarrò d’intorno,
prostitute senza nome, pubblicani
senza patria.
E con loro tu, splendente,
Bergonier Andrea, prete!