Felice filo di fede che ascendi
nel mio crepuscolo come uno sciame
di moscerini su rive di fossi
e concimaie in calde sere estive
e t’allunghi sottile e poi ti gonfi
ebbro imitando danze di beati
finché la notte uguale ti risucchi
a fossi e concimaie:
fede mia
talmente dono che buio non so
se tagli alla radice l’acrobatico
filo o lieve l’avvolga su rocchetti
di stelle per ignote tessiture.
(19 novembre 1993)
Nel palmo d’orto di casa mia c’era una buca in muratura che serviva da concimaia. A quei tempi ero convinto che le lucciole delle sere estive giocanti sull’aia di cemento venissero da là, dopo avere sorvolato i tetti del fienile. Ne sono convinto anche ora, non foss’altro perché la scomparsa delle lucciole è andata a pari passo con quella delle concimaie. Oltre alle lucciole, la concimaia del mio orto produceva, sullo sfondo dei crepuscoli estivi, uno di quegli spettacoli che, guardandoli, sembrano normalissimi mentre, ricordandoli, riflettono incantesimi e magie mai prima notati. Intendo il grumo compatto di moscerini che ora s’allungava sottilissimo in un pennacchietto di fumo, ora si schiacciava in ovale, ora si inchinava a destra o a sinistra come una pertica di saltimbanco, ora assomigliava a una trottola dopo la sferzata sul cemento dell’aia, o a un elastico che, serrato fra i denti, lo si tirasse e si facesse vibrare coi rimbalzi delle cinque dita. L’acrobazia era perfetta, senza mai una sbavatura. Chi poteva dirigere quel grumo di moscerini? Il moscerino che si trovava nella posizione preminente o
quello che faceva da piedistallo nella concimaia? Poi cadeva anche sull’orto il primo momento del buio e il grumo dei moscerini scompariva. Dove? Nella concimaia? In libera uscita nella notte? Non l’ho mai saputo, né ora lo so. Se mi chiedete, come san Giacomo: Mostrami la tua fede, vi rimanderei a quel grumo di moscerini in un crepuscolo di sera estiva che fa esercizio d’altissima acrobazia senza che se ne veda il fulmineo regista, proprio su una concimaia, l’unica cosa stabile. Il resto è pura Grazia.
In Sulla decima sillaba l’accento