Mani imploranti di gelsi s’innalzano
alla tua nascita e attoniti voli
di passeri in chiarissimi orizzonti
meraviglie tramandano di te,
fiore di folli inizi calicanto.
Ne schianto un ramo dalla fitta siepe
e l’alzo verso il cielo come offerta
della terra che ride resistenza
in traslucidi calici e s’avvolge
di primordiali essenze a riplasmare
l’ecumenico fango.
E mi ricolma
il fiato la tua grazia di staffetta
in terra partigiana, dolce icona
di corpi di fanciulle, fra dirupi
che destano precoci primavere
al loro passo d’angeli annunzianti.
A voi fin dall’inizio consacrato
È il calicanto, gazzelle di cantico
dei cantici che ancora nel più rigido
inverno a me correte per disciogliere
il sangue in trame di gaudiose nuove
in eterno staffette partigiane.